SPADAFORA, DA RUTELLI A EMINENZA GRIGIA DI DI MAIO

Da Il sole 24 ORE    di Manuela Perrone Mariolina Sesto

Luigi Di Maio e Matteo Salvini, leader in pectore del probabile nuovo governo M5S-Lega sono da giorni al centro della cronaca politica. Quel che si conosce meno è la squadra che affianca i due esponenti politici. In particolare i due “consigliori” dei giovani leader: Vincenzo Spadafora ( Di Maio) e Giancarlo Giorgetti (Salvini). Ecco i ritratti:

Se c'è un uomo che il M5S deve ringraziare per essere arrivato ormai a un passo da Palazzo Chigi, quello è Vincenzo Spadafora, che ha debuttato ieri sera in Tv niente meno che a Porta a porta. Basta seguire le sue orme per ripercorrere l'intera metamorfosi governista del Movimento. È lui l'eminenza grigia dietro Luigi Di Maio. «L'equivalente di Letta per Berlusconi o di Giorgetti per Salvini», dice una fonte pentastellata. Che aggiunge: «Sarà determinante per la scelta del premier».

Alla testa di Unicef Italia 
A Di Maio Spadafora, oggi deputato della Repubblica, è legato a doppio filo. Senza laurea come lui, campano come lui (è nato ad Afragola e cresciuto a Cardito, a pochi chilometri da Pomigliano D'Arco), enfant prodige come lui: è stato il più giovane presidente di Unicef Italia dal 2008 al 2011, come Di Maio è stato il più giovane vicepresidente della Camera e candidato premier di un partito. 

Da Mastella a Rutelli 
C'è un'altro filo rosso che li accomuna: la precoce passione per la politica. Spadafora comincia nel 1998 come segretario particolare di Andrea Losco, presidente della Regione Campania ed esponente dell'Udeur di Clemente Mastella. Poi entra nella segreteria dei Verdi con Alfonso Pecoraro Scanio. Nel 2006 il grande salto: diventa capo segreteria di Francesco Rutelli, allora ministro dei Beni culturali. Due anni dopo il passaggio al vertice dell'Unicef e a fine 2011 - quando è in rapporti eccellenti con la ministra delle Pari opportunità Mara Carfagna - la nomina a primo Garante per l'infanzia, ratificata dai presidenti di Camera e Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani. Ma nel 2010 è stato il Pd a indicarlo alla presidenza delle Terme di Agnano.

Solidi rapporti con il Vaticano 
Versatile per gli amici, spregiudicato per i nemici, Spadafora vanta ottimi rapporti in Vaticano. Ha indicato in don Ottavio de Bertolis, gesuita e studioso poliglotta, il suo padre spirituale. È Spadafora, quando nel 2016 viene scelto da Di Maio come responsabile delle relazioni istituzionali, a schiudere al leader M5S le porte della Santa Sede. Ma non solo quelle. C'è lui dietro la paziente tessitura della rete diplomatica di Di Maio, dei viaggi di peso effettuati negli ultimi due anni, da Londra a Harvard, fino a Israele.

C'è lui dietro i legami con le lobby un tempo odiate. C'è lui, in sintonia con Davide Casaleggio, dietro la strategia che ha saputo trasformare il Movimento da forza anti-sistema a forza di governo. Non stupisce che il suo nome circoli nella lista dei possibili ministri del nascente governo giallo-verde.

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GIORGETTI, IL LEGHISTA BOCCONIANO DI LOTTA E DI GOVERNO

Da venti giorni a questa parte, Giancarlo Giorgetti non fa che passare da un talk show all’altro, da una rete televisiva all’altra. Interviste, apparizioni, colloqui: una sovraesposizione mediatica che fa a pugni con il carattere schivo e silenzioso dell’uomo. Che qualcuno descrive addirittura come taciturno e noioso. Eppure, il capogruppo della Lega alla Camera e braccio destro di Matteo Salvini è uno che possiede l’arte della mediazione nel Dna. E che grazie a questa dote sembra, in queste ore, arrivato sull’androne di Palazzo Chigi.

Lo stratega dell’avanzata leghista
Giorgetti è l’uomo che ha gestito tutti i passaggi delicati del Carroccio da vent’anni a questa parte, comprese le non facili trattative sulla legge elettorale. È lui che ha le chiavi della macchina-Lega, che guida avendo accanto il leader come navigatore. Ed è sempre lui ad avere in questa faseil canale aperto con tutto l’inner circle “pentastellato”. Sul campo, in commissione Bilancio alla Camera, ha maturato anche una notevole competenza in materia di conti pubblici: è stato relatore della manovra correttiva nel 2011 e presidente della commissione speciale sul Def nel 2013. Competenza che in questa legislatura tornerà senz’altro utile.

Da vent’anni in Parlamento
Da più di vent’anni in Parlamento, eletto per la prima volta alla Camera nel 1996, Giorgetti, diploma da perito aziendale, laurea alla Bocconi, commercialista e revisore dei conti è diventato l’uomo di collegamento della Lega verso i centri dell’economia e della finanza. La biografia ufficiale racconta delle sue umili origini: nato nel 1966 in un paesino sul lago di Varese (Cazzago Brabbia, 800 abitanti), padre pescatore e madre operaia. Nessun salotto buono, quindi.

Da Bossi a Salvini
Tra i segni particolari: cugino del banchiere Massimo Ponzellini, tifoso doc del Varese Calcio e laureato alla Bocconi. Ha attraversato le varie stagioni del Carroccio, dai ruggenti anni di Umberto Bossi alla Lega “senza” Nord di Salvini, ricoprendo a lungo il ruolo di capo lombardo del movimento. Dopo l’esperienza come sindaco del suo paese natale, Umberto Bossi lo sceglie come futuro dirigente esperto in economia del partito. Nel 1996, a neppure 30 anni, diventa così deputato e in Parlamento ci resterà sempre. Nel 2000 è scelto dal Senatur per la segreteria federale, come responsabile del settore economico; dal 2001, per cinque anni, ricopre il ruolo di presidente della commissione bilancio alla Camera e nel governo Berlusconi II è sottosegretario alle Infrastrutture.

Tra i dieci saggi di Napolitano 
Cresce la sua esperienza con il nuovo incarico a presidente della Commissione bilancio della Camera (dal 2008 al 2013), tanto che Giorgetti viene scelto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per far parte del gruppo dei dieci saggi per mettere a punto un piano di riforme istituzionali ed economiche. È insomma ormai un uomo di istituzioni che attraversa stabilmente le crisi e le trasformazioni del suo partito, prima in mano a Maroni e poi, dal 2014, guidato da Matteo Salvini, che non rinuncerebbe mai alle capacità di mediatore e all’esperienza di Giorgetti che qualcuno ormai definisce il “Gianni Letta” della Lega. Eppure lui, che ha accompagnato Salvini da Mattarella nel primo giro di consultazioni, continua a schermirsi: «Io premier? Figurarsi, non mi conosce nessuno».