Giorno dopo giorno la tragedia del Ponte Morandi di Genova, datata 14 agosto 2018, assume contorni più inaccettabili.
La settimana scorsa abbiamo commentato la notizia delle indagini a carico di 5 ingegneri legati a Spea Engineering, società controllata da Autostrade per l’Italia e delegata a monitoraggi e manutenzioni. Questi tecnici avrebbero falsificato l’esito di alcuni controlli e comunicato alle autorità competenti test in realtà mai avvenuti.
Oggi, dall’analisi dei bilanci di Autostrade scopriamo che l’amministratore delegato al tempo del disastro del Ponte Morandi, Giovanni Castellucci, nel 2018 ha percepito un compenso totale di 5,05 milioni di euro, dei quali 3,72 milioni di bonus. Avete capito bene: nell’anno in cui un ponte gestito da Autostrade crolla per assenza di manutenzione e provoca 43 morti, l’amministratore delegato si porta a casa un bonus milionario!
Lo stesso si può dire per il Presidente di Autostrade, Fabio Cerchiai, tutt’ora in carica. Cerchiai si è dovuto accontentare di un compenso da 1,28 milioni di euro, inclusi 560 mila euro di bonus.
Davanti all’arroganza del potere, che si porta a casa il malloppo indipendentemente dalla bontà del suo operato, l’indignazione è il minimo sindacale. Bisogna andare oltre: il Ministro Toninelli ha iniziato una difficile battaglia contro il sistema osceno delle concessioni pubbliche, regalate in passato a pochi grandi attori privati che ora possono vivere di rendita, da parassiti, sulle spalle dei cittadini. Non discutiamo nemmeno l’entità milionaria del compenso: se il concessionario avesse curato l’interesse pubblico, manutenendo la rete autostradale e investendo in nuove infrastrutture, neanche ci saremmo interessati alla notizia. La vergogna è che i bonus milionari piovono nelle tasche di indagati per omicidio colposo plurimo e disastro colposo, come nel caso dell’ex ad Castellucci.
Dobbiamo prendercela con loro, con la società Autostrade che dimostra di non avere alcun rispetto per le vittime e per i genovesi, ma non dobbiamo mai dimenticare che se tutto ciò è stato possibile la responsabilità primaria è di certi partiti che hanno governato il Paese, collusi ad un meccanismo che in cambio di concessioni facili garantiva sostegno politico e consenso.
Sciogliere il nodo incestuoso tra concessionari e politica è la priorità del Ministero delle Infrastrutture, ed è il motivo per cui contro il Ministro Toninelli è in atto da mesi una campagna denigratoria da parte della stampa e dell’opposizione. Una campagna che non porterà a nulla, perché la nostra lotta al sistema marcio delle concessioni non si fermerà.